Turismo nei borghi del Po: prevale il mercato italiano con una media elevata di notti 3


turismo nei borghi del po: ricerca alla VIII borsa del turismo fluviale

Una tipologia di turismo in cui prevale il mercato italiano e con una media di notti maggiore rispetto al totale dell’area: è il turismo nei borghi del Po, secondo quanto emerso dall’indagine presentata da Centro Studi Turistici di Firenze nell’ambito della VIII Borsa del Turismo Fluviale del Po.

L’evento “Cammini, Borghi, cibo nelle Terre del Po” si è tenuto a Palazzo Bentivoglio, a Guastalla: un’intera giornata dedicata all’analisi delle diverse tipologie di turismo possibile nelle aree del Po, organizzata da Confesercenti e alla quale hanno partecipato istituzioni, enti locali, rappresentanti di categoria e del MIBACT – Ministero dei Beni Culturali.

L’area toccata dal Po comprende ben 4 regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) e coinvolge 13 province per 439 comuni.

alessandro tortelli, cst firenze, illustra i dati del turismo nei borghi del po

Ad aprire la giornata è stata proprio la presentazione dei dati aggiornati sul turismo fluviale nell’area del Po: come mostrato da Alessandro Tortelli, direttore di CST Firenze, nel 2016 gli arrivi in questa area sono stati quasi 3 milioni, esattamente 2.991.341, in leggero aumento rispetto al 2015, mentre le presenze hanno superato i 9 milioni, con una media di notti di 3,3 notti.

Nell’anno dei borghi, promosso da MIBACT, non poteva mancare un focus specifico su questa tipologia di turismo: così, dopo aver presentato nei mesi scorsi i dati sul turismo nei borghi d’Italia, CST Firenze ha illustrato in questa occasioni quelli relativi al turismo nei borghi del Po.

Sono 348 le realtà classificate come borgo nell’area del Po: di questi 339 hanno una popolazione inferiore a 5000 abitanti mentre 9 superano i 5000 abitanti ma risultano comunque inseriti in circuiti di promozione dei borghi italiani, riconosciuti a livello nazionale.

I borghi del Po si estendono su una superficie di 6631 km2, pari al 52,5% del totale e annoverano una popolazione di 713.000 residenti. La maggiore incidenza si riscontra in Lombardia (85%), seguita da Veneto (80%), Piemonte (77,9%) ed Emilia Romagna (45,3%).

Sono 900 gli esercizi che compongono l’offerta ricettiva nei borghi del Po, per oltre 58.000 posti letto: si tratta rispettivamente del 17,8% e del 44,7% del totale. Il 63,5% dei borghi ha almeno una struttura ricettiva e la tipologia prevalente è quella del settore extralberghiero.

Nel 2016 gli arrivi nei borghi del Po sono stati 622.000 per 2,7 mln di presenze (il 20,8% e il 27,5% del totale). Il mercato prevalente risulta essere quello italiano, con il 68% di arrivi e il 60,1% di presenze. Molto alta la media di notti qui trascorse, pari a 4,4 notti, un dato che supera quello generale dell’area.

“L’indagine di CST Firenze vuole mettere in risalto le potenzialità ed i possibili prodotti che il Grande Fiume può mettere in campo dal punto di vista turistico – ha concluso Alessandro Tortelli, direttore CST Firenze – e, nello stesso tempo, far comprendere la necessità per questi territori di coordinarsi con le politiche nazionali di sviluppo turistico: dal turismo dei cammini, promossi nel 2016, al turismo dei borghi di quest’anno, fino al tema dell’enogastronomia che troverà piena espressione nel 2018, l’anno del Cibo Italiano”.

Scarica e consulta le slides relative di CST Firenze al turismo nei borghi del Po.


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3 commenti su “Turismo nei borghi del Po: prevale il mercato italiano con una media elevata di notti

  • Davide Palazzetti

    Interessante ricerca, in particolare per le chiare prospettive di gestione comune della destinazione. Mi sfugge però la correttezza dei dati (sempre più importanti per qualsiasi scelta nel settore) di offerta ricettiva e domanda turistica nei borghi del Po evidenziati sia nell’articolo che nelle slides. 900 strutture, perlopiù extralberghiere, ok, ma forse più con gli 8.800 posti letto evidenziati nella slide “composizione dell’offerta ricettiva”,invece che 5.800. Dico forse perchè il 44,7%evidenziato, dei 130.000 posti letto dell’area, è 58.000 e non 5.800 e perchè le strutture, nella slide prima citata, non sono più 900 ma 624. D’altronde 2,7 milioni di presenze in 5.800 posti letto non ci possono stare proprio, a riempimento 100% (impossibile), di una stagione da 300 gg. (altrettanto impossibile anche considerato che una quota importante dell’offerta ricettiva è composta da strutture con limiti legislativi di apertura), si arriva a 1,7 milioni. Grazie per gli attesi chiarimenti.

  • Davide Palazzetti

    Se poi i posti letto fossero 58.000 avremmo ulteriori incongruenze rispetto al numero medio di posti letto per struttura (64), assolutamente non caratteristico di strutture extralberghiere, ed avremmo inoltre, considerando corretto il dato di 2,7 milioni di presenze, un riempimento medio stagionale di cui non certo essere entusiasti: 16%. Aiuto!

    • CST

      Salve Davide,
      il nostro settore ricerca ha ricontrollato i dati relativi all’offerta ricettiva.
      In effetti nel dato non erano stati considerati alcuni comuni sopra i 5000 abitanti.
      Abbiamo provveduto a correggere il dato nel testo e nelle slides.

      Grazie mille per la preziosa segnalazione!