
Lo sfruttamento della costa e il turismo balneare: è il tema del contributo italiano alla CredInGreen Policy Paper, il documento realizzato nell’ambito del progetto europeo CredInGreen.
L’obiettivo della Policy Paper è fornire spunti di riflessione sul tema della sostenibilità mettendo a confronto le politiche europee attuate in Germania, Italia, Romania, Portogallo e Austria.
Tra questi c’è anche l’articolo dedicato al tema dell’erosione costiera e del turismo balneare con il caso della Toscana.
Il contributo è stato scritto da Stefano Gazzoli, ex Presidente regionale della FIBA Confesercenti Toscana.
MITIGAZIONE DELL’EROSIONE COSTIERA IN TOSCANA
di Stefano Gazzoli
L’erosione costiera è uno dei fenomeni ambientali negativi più diffusi, una combinazione di cause naturali e interventi umani imperfetti che ne moltiplicano i risultati.
Secondo i dati di Eurosion, l’erosione costiera indotta dall’uomo in Europa ha superato quella dovuta a fattori naturali.
L’erosione costiera deriva principalmente dagli impatti diretti e indiretti dovuti a:
- costruzione di porti,
- strutture turistiche e ricreative
- strutture rigide di difesa costier
- bonifica del territorio
- regolazione delle acque fluviali
- dragaggio
- deforestazione
- estrazione dell’acqua
- nde indotte dal passaggio delle navi
L’erosione costiera ha un impatto su molti fenomeni: l’ecosistema, l’inquinamento delle falde acquifere con acqua salmastra, la pesca e, naturalmente, il turismo costiero.
La Regione Toscana deve affrontare il problema per sostenere adeguatamente il turismo balneare che ha a disposizione 270 km di costa accessibile, di cui il 97% è balneabile. Lungo la costa sono presenti 914 stabilimenti balneari, pari al 12,5% dell’intera Italia.
Il turismo balneare toscano genera il 41% del totale delle presenze in regione: il 4% in più di quello delle rinomate città d’arte e cultura come Firenze, Pisa e Siena. Il valore medio del “capitale spiaggia”, cioè la ricchezza generata per ogni metro quadrato di arenile, è stato stimato, nel 2022, in circa 2.000 euro.
È facile intuire come l’erosione rappresenti un’emergenza ambientale e provochi danni economici, se si considera che oltre il 50% delle spiagge toscane soffre di arretramento degli arenili. Negli ultimi 50 anni, nonostante le difese messe in atto, sono stati persi circa 2 milioni di metri quadrati di sabbia, di cui oltre 300.000 solo negli ultimi 15 anni.
Per affrontare questa sfida in modo ecologico ed efficace, la Regione Toscana ha istituito nel 2020 una task force con il compito di preparare un master plan per ridurre l’erosione e mitigarne gli effetti. Sono state individuate le azioni da attuare nei prossimi 15-20 anni e l’investimento da realizzare nella prima fase è stato stimato in 95 milioni di euro, contando anche gli investimenti finanziati dal programma comunitario Next Generation EU. Le discussioni sui metodi da adottare per rimediare definitivamente al problema non sono ancora del tutto concluse, per cui gli interventi realizzati finora sono stati principalmente rivolti a iniziative locali, urgenti e temporanee.
Allo stesso tempo, l’antropizzazione della costa non si è fermata: continuano ad esempio gli interventi per realizzare infrastrutture portuali. Il problema rimane grave e costoso. Le associazioni di categoria degli stabilimenti balneari stanno iniziando a manifestare il loro malcontento per la mancanza di interventi strutturali e definitivi.
In un recente convegno, Confesercenti, la più importante associazione di imprese balneari della regione, ha denunciato iniziative troppo generiche, senza una visione globale, uno studio preventivo o la condivisione di esperienze. Ha sostenuto che, invece di limitarsi a “tappare buchi” senza risultati efficaci, occorre realizzare interventi strutturali e sperimentali utilizzando nuove tecnologie, con una pianificazione a medio termine e non dell’ultimo minuto, per ridurre i costi e l’impatto ambientale. È necessario poi porre una maggiore attenzione e analizzare approfonditamente le possibili conseguenze della costruzione di infrastrutture in mare.
Ci sono anche altri problemi, a volte meno diretti, e meno comprensibili, che gonfiano i costi. Un esempio è la qualità della sabbia da utilizzare per il rimpascimento, che deve rispondere a parametri di qualità che variano tra regione e regione. Riducendo sensibilmente i costi.
Succede così che la Regione Toscana, a causa della mancanza di qualità, non si approvvigiona in aree vicine, dove invece può prelevare la sabbia la confinante Regione Liguria, che ha stabilito parametri differenti. Ne segue non solo un aggravio di costi di realizzazione, ma anche un importante impatto ambientale, dovuto al carico e al trasporto.
Ci troviamo quindi di fronte a un problema di conservazione e di rispetto del territorio che sta già avendo gravi effetti sulla sostenibilità ambientale ed economica, e che deve essere affrontato rapidamente anche se non si potrà più tornare alle belle e lunghe spiagge di un tempo.
La CredInGreen Policy Paper è disponibile online e può essere scaricata gratuitamente in lingua inglese.
Sono state già pubblicate le traduzioni in lingua italiana dell’articolo dedicato alle politiche per gli investimento sui territori, di quello sulle politiche agroalimentari in Toscana, sulla mobilità e il cicloturismo.





