E’ in forte aumento l’offerta turistica ricettiva gestita in forma privata (case, camere, appartamenti e B&B) della Regione Emilia Romagna sui principali portali di promo-commercializzazione on line: è quanto emerge dall’aggiornamento dell’indagine del Centro Studi Turistici di Firenze per Confesercenti Emilia Romagna, realizzata nel periodo che va dal 10 settembre al 5 ottobre 2018. Secondo quanto emerso, l’incremento dell’offerta relativa ad affitti brevi in Emilia Romagna di case, camere e appartamenti privati va dal +27% registrato in un anno sul portale Homeaway, al +29% di appartamenti su Booking.com.
L’indagine Affitti brevi e concorrenza nel mercato turistico ricettivo dell’Emilia Romagna è stata presentata da Alessandro Tortelli, direttore CST Firenze, durante TTG Travel Experience 2018, in occasione del convegno organizzato da Assohotel Confesercenti Emilia Romagna. Al convegno hanno partecipato Andrea Corsini, assessore al Turismo e Commercio della Regione E.R., Filippo Donati, presidente Assohotel Confesercenti E.R., e Stefano Bollettinari, direttore Confesercenti E.R.
Dai dati presentati, il portale Homeaway conta ad oggi per l’Emilia Romagna ben 2866 offerte (il + 27% rispetto a luglio 2017) suddivise in Appartamenti (dai 1428 del 2017 ai 1740 annunci dell’estate 2018), Case, Cottage, Ville e Residence. Continua la crescita degli annunci gestiti da privati che hanno raggiunto il 56% (erano il 51% nel 2017 e il 43,7% nel 2016). Su Casevacanza.it invece gli annunci sull’Emilia Romagna sono 1.267, di cui il 24% è gestito da agenzie immobiliari e il 76% da privati.
Sostanzialmente stabili il numero delle strutture presenti su Booking.com che a settembre 2018 erano 5.776 strutture ricettive. Aumentano gli appartamenti che passano da 1.497 a 1.93. In crescita anche tutte le altre tipologie collegate alla ricettività con le caratteristiche della civile abitazione (B&B passano da 800 a 961, la Casa vacanze da 258 a 448, gli affittacamere da 175 a 273).
La panoramica regionale si è chiusa con Tripadvisor che ad oggi registra sul proprio portale ben 8.824 annunci di strutture ricettive per l’Emilia Romagna (il +1,2% rispetto a Luglio 2017).
Il lavoro di aggiornamento ha preso in considerazione anche il portale Airbnb attraverso l’elaborazione da parte del CST dei dati di Airdna (società specializzata nel reperimento e commercializzazione dei dati relativi alla piattaforma Airbnb). In Emilia Romagna, a settembre 2018, gli annunci presenti sulla piattaforma erano 11.727, suddivisi fra casa intera/appartamento (7.694), stanza privata (3.891) e stanza condivisa (142 annunci). Gli Host gestori erano 7694. La tariffa media per annuncio era di €77, comprensiva di spese di pulizia mentre l’occupancy rate era pari al 62.6%.
In generale, i dati ufficiali 2017 della ricettività in Emilia Romagna, relativi agli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, parlano di 7.982 strutture per oltre 38.000 posti letto.
“Come si può vedere analizzando l’online, il fenomeno degli affitti brevi in Emilia Romagna non riguarda solo il portale Airbnb – ha concluso Alessandro Tortelli, che ha presentato anche una panoramica dei dati per singola città su Bologna, Rimini e Ravenna – La diffusione di questo fenomeno ha un impatto ormai anche sulla morfologia delle città e sulla vita sociale, come emerso anche nei mesi scorsi in un convegno tenuto a Firenze: è importante che gli amministratori locali conoscano i numeri di questo fenomeno per impostare politiche migliori di gestione del turismo sul territorio”.”
Scarica il riassunto delle slide dell’indagine.
“L’offerta turistica degli affitti brevi in Emilia Romagna in forma non imprenditoriale ha assunto una dimensione ampia e preoccupante anche in Emilia Romagna e non si può dire che si tratti di forme integrative di reddito o attività occasionali – ha commentato Stefano Bollettinari, direttore di Confesercenti Emilia Romagna, che ha diffuso anche un comunicato stampa – E’ necessario quindi far valere le stesse regole per chi opera sul mercato e come avvenuto all’estero, anche in Italia sono necessari regole più stringenti e maggiori controlli fiscali”.