Non tutti sanno che la Versilia e Firenze sono storicamente legate e che il simbolo più noto di questo legame è la figura di Michelangelo Buonarroti: l’artista fiorentino infatti soggiornò in Versilia dal 1518 al 1520, quando questa terra era sotto il controllo dei Medici.
Per celebrare il cinquecentenario dell’arrivo di Michelangelo in Versilia, i comuni di Seravezza, Pietrasanta, Forte dei Marmi e Stazzema hanno lanciato l’iniziativa 500 anni di Michelangelo in Versilia, un programma di incontri, mostre ed eventi per tutto il 2018. Tra le iniziative, il 27 settembre a Londra l’Istituto Italiano di Cultura ha organizzato l’incontro “Michelangelo’s hard time on the Apuan Alps”.
All’evento sono stati chiamati a partecipare la dott.ssa Margherita Calderoni, giornalista e storica, Nicolas Bertoux, artista francese studioso di Michelangelo, e Massimo Ruffilli, presidente di CST Firenze e Ordinario di Disegno Industriale presso l’Università di Firenze.
“Oggi quando diciamo Versilia pensiamo subito a Viareggio ma in realtà il nucleo storico di questa terra è rappresentato dai comuni di Seravezza, Pietrasanta, Forte dei Marmi e Stazzema – ha spiegato il prof. Massimo Ruffilli nel suo intervento a Londra – Si può dire che la Versilia nacque proprio nel 1513, quando Papa Leone X concesse queste terre ai Medici: basta passeggiare per le vie di questi comuni per rendersi conto di quanto sia stata profonda l’influenza medicea su palazzi e monumenti”.
Fu sempre Papa Leone X ad inviare Michelangelo in Versilia nel 1518: il Papa voleva che l’artista seguisse personalmente le operazioni di estrazione del marmo che sarebbe servito per realizzare il progetto della facciata della Basilica di San Lorenzo a Firenze, che Michelangelo aveva realizzato.
“Grazie al Vasari, sappiamo che Michelangelo estrasse cinque colonne di marmo – ha proseguito il prof. Massimo Ruffilli – Solo una riuscì ad arrivare a Firenze, dove rimase esposta davanti alla facciata di San Lorenzo per circa duecento anni, prima di essere smembrata. Sappiamo invece che un’altra colonna, spezzata durante la discesa dalla cava, si trova a Villa Henraux, a Seravezza, mentre le uniche tre ancora integre sono quelle conservate alla Fondazione Teseco per l’Arte di Pisa”.
Le colonne di Pisa sono tutto quello che rimane del lavoro di Michelangelo: il progetto della facciata di San Lorenzo infatti non venne mai realizzato e nel 1520 Leone X revocò l’incarico all’artista fiorentino, suscitandone l’ira.
“Il completamento della facciata di San Lorenzo è una ferita aperta per Firenze: Anna Maria Luisa de’ Medici, L’Elettrice Palatina, nel testamento del 1747 lasciò alla città il denaro per realizzare il progetto ma i Lorena preferirono costruire altri monumenti, tra i quali la Cappella dei Principi – ha spiegato Massimo Ruffilli – Nel 2007 e nel 2010, con il prof Gabriele Morolli, abbiamo curato la direzione scientifica del progetto che ha permesso di proiettare il progetto della facciata di Michelangelo su San Lorenzo, riuscendo anche a far esporre davanti alla basilica una delle tre colonne rimaste. La proiezione ha riscosso grande interesse e ci auguriamo che prima o poi sia possibile completare il progetto di Michelangelo”.
Se la presenza di Michelangelo in Versilia è importante per ricostruire la storia del progetto della facciata di San Lorenzo, il suo viaggio può rappresentare oggi anche un’opportunità per i comuni versiliani. I luoghi della permanenza dell’artista, dai centri urbani alle cave di marmo, infatti, se strutturati, potrebbero rappresentare un ulteriore elemento di richiamo per queste terre, così come il legame tra la Versilia e la Firenze dei Medici.
“La progettazione di un itinerario su quel periodo storico potrebbe essere sfruttata dai comuni della Versilia per suscitare interesse e attrarre nuovi visitatori – ha concluso massimo Ruffilli, presidente di CST Firenze – Potrebbe essere strutturata così una nuova offerta turistica, capace di integrarsi al tradizionale settore balneare”.
(Foto di Manuela Guarneri)
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